La cronaca quotidiana, incessante produttrice di notizie relative a eventi di pubblico interesse in cui le tematiche in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro fanno, purtroppo, la parte del leone. Notizie che, molto spesso, puntano al sensazionalismo, colpendo emozionalmente il lettore, generando in parallelo un’informazione molto poco tecnica e, quindi, parzialmente distorta. A queste notizie poi a volte si uniscono anche delle immagini pericolose che fanno da cassa di risonanza di un problema nascosto che pone le sue radici in una cultura della sicurezza in alcuni casi assente.
Come ovviare alla questione? Una strada sicuramente percorribile è quella che vede un sempre maggiore coinvolgimento dei tecnici, in particolare ingegneri, in qualità di esperti in materia. La figura dell’ingegnere continua a essere riconosciuta come una figura autorevole e attendibile. Ma il desiderio è quello di essere sempre più coinvolti, dai media come dalle istituzioni e dagli organi decisionali, anche e soprattutto in campo preventivo, offrendo un prezioso contributo nella fase di valutazione dei rischi.
La multimedialità contemporanea, che attraverso i social network ha trasformato tutti gli utenti in produttori di informazioni in tempo reale; la velocità richiesta dall’attuale comunicazione, che sempre più spesso porta i professionisti della carta stampata e del web a raccogliere testimonianze e consulenze tecniche in modo frettoloso (e a riportarle in maniera non del tutto corretta); la già citata tendenza a un giornalismo “di pancia”, emotivo, soprattutto quando vengono trattati aspetti che toccano la sensibilità collettiva, come quelli legati alla salute e alla sicurezza degli individui e all’ambiente; stereotipi associati a figure presenti nei cantieri e, più in generale, nei luoghi di lavoro: tante sono le criticità che vanno a compromettere una corretta informazione in materia.
