Questa è una domandona e a me sembra una di quelle domande paradossali tipo “è nato prima l’uovo o la gallina?” Ma me la fanno spesso quindi rispondo senza giri di parole: lo smart working non è telelavoro ma ci assomiglia. Ma partiamo dalle differenze:
Differenza tra smart working e telelavoro
Preciso subito una differenza sostanziale tra smart working e telelavoro. Il telelavoro è a distanza, fuori dalla sede aziendale ma si può svolgere solo nella casa del lavoratore o comunque in un luogo fisso e prestabilito con l’azienda. Lo smart working è diverso dal telelavoro perché il lavoratore può scegliere ogni giorno il luogo dove lavorare senza doverlo comunicare all’azienda. Lo smart working è diverso dal telelavoro anche perché consente un orario di lavoro flessibile. Ma andiamo a scoprire insieme le caratteristiche e le leggi che regolano lo smart working e il telelavoro.
Che cos’è lo smart working: una definizione
Il lavoro agile, quello che noi siamo abituati a chiamare smart working, è una modalità di lavoro innovativa nata per conciliare meglio la vita privata con quella lavorativa. Una delle sue caratteristiche più apprezzate è la forte flessibilità. Chi beneficia del lavoro agile può infatti scegliere in autonomia orari e sede di lavoro. Questo non significa che può lavorare in spiaggia col cocktail in mano ma che non è costretto a lavorare solo ed esclusivamente da casa o in un solo luogo: può scegliere ogni giorno dove lavorare e in che orari senza comunicarlo all’azienda. Questo perché lo smart working è una forma di lavoro ad obiettivi, fasi e cicli di lavoro.
Quali sono le caratteristiche dello smart working
È arrivato il momento di fare una bella lista, di quelle che piacciono a me, in cui riassumo le principali caratteristiche dello smart working:
Prevede l’uso di tecnologie informatiche
Si svolge lontano dalla sede dell’azienda
Il lavoratore è collegato online o offline all’azienda
Si possono scegliere in autonomia gli orari di lavoro
Chi lavora può scegliere dove lavorare perché non è prevista una postazione di lavoro fissa
Queste ultime due caratteristiche, e lo ripeto per quelli un po’ distratti, segna la principale differenza tra smart working e telelavoro.
Quale legge regola lo smart working
La legge che regola lo smart working è la legge 81 del 22 maggio 2017. Questa norma ha un nobile scopo e cioè aiutare chi lavora a conciliare i tempi personali con quelli professionali. Per raggiungere il suo obiettivo la legge n.81/2017 prevede l’assenza di un orario vincolato, la libertà di scegliere dove lavorare e l’utilizzo di tecnologie informatiche e telematiche. Secondo la norma lo smart working deve essere organizzato per fasi, cicli e obiettivi e congiuntamente dal dipendente e dal datore di lavoro.
Smart working: quando non esiste più il solito luogo di lavoro
Lo smart working prevede la scomparsa del solito luogo di lavoro. Chi lavora in smart working infatti non ha più un luogo di lavoro fisso, sempre uguale, in cui deve andare ogni giorno. Questo determina tre conseguenze importanti:
l’orario di lavoro è autodeterminato
i controlli sul lavoro svolto sono tecnologici e di risultato
si utilizzano strumenti di lavoro diversi dal solito.
Smart working e sicurezza sul lavoro: chi deve pensare alla sicurezza
Se il solito posto di lavoro scompare e quindi la postazione di lavoro è all’esterno dell’azienda, chi deve pensare alla sicurezza dei lavoratori in smart working? La risposta è semplice: chi lavora in smart working deve assumersi le sue responsabilità, ma con la collaborazione del Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza e del datore di lavoro. Sia chiaro che l’obbligo di garantire la sicurezza rimane al datore di lavoro.
Come si garantisce la sicurezza sul lavoro in smart working
Per garantire la sicurezza in smart working il datore di lavoro consegna un’informativa scritta alla lavoratrice o lavoratore. In questo documento il lavoratore individua i rischi generali e i rischi specifici dell’attività svolta da chi lavora in smart working. Cosa c’entra il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza? Lui deve ricevere e prendere visione dell’informativa creata dal datore di lavoro.
Chi è in smart working può lavorare anche in spiaggia?
Ehm, veramente no. Capisco la voglia di sentirsi totalmente liberi, ma la spiaggia è un ambiente di lavoro poco sicuro. Sono ritenuti non idonei anche i luoghi umidi, scarsamente illuminati o comunque che non garantiscono comodità e sicurezza.
L’informativa sulla sicurezza in smart working
L’informativa del datore di lavoro di cui ti parlavo poco fa può esserti di aiuto nel capire qual è il luogo giusto per lo smart working. L’informativa è infatti corredata da informazioni o eventuali manuali di istruzioni per l’uso di strumenti, dispositivi, attrezzature e/o apparecchiature forniti. Il documento consegnato dal datore di lavoro contiene anche informazioni sui comportamenti da tenere in casi di malfunzionamento delle attrezzature usate.
La responsabilità del lavoratore in smart workingChi lavora in smart working deve assumersi le sue responsabilità. Una di queste è appunto la scelta del luogo di lavoro. Questo significa che il lavoratore o lavoratrice deve essere cosciente dei rischi per la sicurezza, anche perché né il datore di lavoro, né altre figure aziendali sono lì a sorvegliare e a consigliare.
Che cos’è il telelavoro
È un lavoro che si svolge in un luogo diverso dalla sede dell’azienda. Ma quindi è uguale allo smart working? No, perché il luogo deve essere quello determinato dall’azienda e dal lavoratore. Il telelavoratore ha anche un orario fisso e deve essere presente e reperibile in quelle ore. Insomma, il telelavoro non ha la flessibilità oraria e di luogo prevista dallo smart working.
Il telelavoro e lo smart working si assomigliano solo perché utilizzano tutti e due tecnologie informatiche e telematiche per collegarsi alla sede aziendale. E anche perché in tutti e due i casi i lavoratori devono collaborare alla tutela della salute e sicurezza sul lavoro.
I rischi del Telelavoro
Il telelavoro ha rischi simili a quelli del lavoro da videoterminale:
Uso scorretto e intensivo del videoterminale
Il principale rischio a cui sono esposti i telelavoratori è l'uso intensivo e scorretto dei videoterminali. Per capire quanto più alta è l’esposizione a questi rischi ti basti pensare che i telelavoratori svolgono qualsiasi mansione con le tecnologie informatiche.
Senso di alienazione
Il lavoro a distanza può portare all’isolamento sociale. Lavorare fuori dai locali aziendali e solo con un computer e altri strumenti informatici aumenta il senso di alienazione e potrebbe portare alla perdita dei contatti umani e professionali.
La legge che regola la sicurezza nel telelavoro
L’articolo 3 del decreto n.81/2008 regola la sicurezza in telelavoro. Questa norma prevede che tutti i telelavoratori applichino le disposizioni sull’uso del videoterminale previste al titolo VII del decreto 81.
L’utilizzo delle attrezzature nel telelavoro
I lavoratori sono tenute ad utilizzare le attrezzature come se fossere all’interno dell’ambiente di lavoro aziendale. Mentre le attrezzature fornite dai datori per lavorare a casa devono rispettare il titolo III del decreto 81.
Obblighi del lavoratore agile o del telelavoratore
I telelavoratori agili e i telelavoratori sono obbligati a prestare attenzione alla loro sicurezza. Non ricordi chi sono i lavoratori agili? Non sono altro che le persone che lavorano in smart working. In ogni caso, che siano agili o telelavoratori, sono tenuti ad attuare le misure di prevenzione previste dal datore di lavoro Queste misure servono a fronteggiare i rischi connessi al lavorare in luoghi diversi dai locali aziendali.
Obbligo dei datori di lavoro nello smart working e nel telelavoro
I datori devono preoccuparsi della sicurezza dei telelavoratori e di chi lavora in smart working. I datori devono organizzare il luogo del telelavoro come se i dipendenti fossero in azienda e ne hanno la piena responsabilità. In caso di smart working, come dicevo prima, questi sono obbligati a fornire un’informativa con tutte le informazioni e le regole necessarie ad allestire un luogo di lavoro sicuro in cui i lavoratori agili possano prevenire i rischi connessi alle attività svolte.
Che cos’è il teleworking?
Un ibrido tra smart working e telelavoro. O, se preferisci, uno smart working che non ce l’ha fatta.
Chi deve rispondere ad un centralino non può fare smart working
Ma perché? Mi chiederai. Perché deve rispettare degli orari di lavoro e quindi non può scegliere in totale autonomia. E il motivo è molto semplice: un centralino è un servizio che deve essere attivo in orari stabiliti da poter comunicare all’utenza.
Insomma, se gli orari di apertura del centralino sono dalle 9 alle 18, la persona addetta deve essere operativa in quegli orari. In questo caso non si può parlare né di smart working né di telelavoro. In questi casi si parla di teleworking, una forma ibrida e non regolamentata di lavoro fuori dall’azienda che obbliga ad orari fissi ma che, per esempio, può lasciare libertà nella scelta del luogo in cui lavorare.
Durante la pandemia molti di noi erano in teleworking e non in smart working
La confusione creata dall’emergenza pandemica ha portato ad un abuso del termine smart working. Ma ancora oggi c’è chi confonde le diverse forme di lavoro fuori dalla sede aziendale. Durante la Pandemia la maggior parte di noi non erano in smart working perché avevano orari stabiliti dall’azienda; e non erano in telelavoro perché magari avevano orari a volte obbligati, altre volte no; oppure lavoravano 1 settimana da casa e una settimana in azienda. Insomma, in molti casi e per cause di forza maggiore si sono create condizioni poco chiare e difficili da gestire per i datori di lavoro. E alcune di queste condizioni si verificano ancora. Per questo la mia esperienza mi consiglia di usare lo smart working con cautela ed organizzarlo con scrupolo e secondo le regole previste dalla normativa.
Come organizzare la sicurezza dei lavoratori in smart working e dei telelavoratori
Se vuoi toglierti dubbi su come organizzare la sicurezza dei lavoratori in smart working e dei telelavoratori, scrivimi una mail a studio@farengineering.com o usa il modulo sul sito per toglierti tutti i tuoi dubbi.
Ma comunque è nato prima l’uovo
Ma comunque, per rispondere proprio a tutte le domande e non lasciare niente in sospeso, concludo dicendo che… è nato prima l’uovo. E questa risposta risolve il paradosso grazie ad una certezza squisitamente scientifica. Se vuoi avere la risposta a questa ma soprattutto a domande sulla sicurezza sul lavoro, iscriviti alla mia newsletter.